Rompere la quotidianità
Creare crepe, allargare faglie di crisi, fare movimento di interstizione. Sono questi gli obiettivi che deve porsi una realtà del mutamento. Agire e sabotare il presente, creando aree di libertà che oltrepassino la logica del mondo in cui si vive. Ripartire dalle relazioni umane, contrapponendo a logiche economiciste un vivere comune che si riapprori di pratiche cooperative assembleari, influendo nella quotidinaità con un fare diverso. La crisi flagella in Europa milioni di persone, abbattendo quel minimo supporto sociale che era riuscito a sopravvivere nonostante trent’anni di politiche neoliberiste. Recentemente un rapporto Oxfam ha messo in evidenza l’abisso della disuguaglianza, sottolineando come 85 persone detengano l’equivalente della ricchezza di metà della popolazione mondiale. Le politiche di austerity nel frattempo mietono vittime, perseverando il dogma dei tagli nel sociale a tutto vantaggio di cavalcanti privatizzazioni. Nemmeno la retromarcia del Fondo Monetario Internazionale, che in più sedi ha ammesso errori di valutazione rispetto alle politiche di austerity e al salvataggio della Grecia, intimorisce le politiche portate avanti dall’Unione Europea e adottate poi dai singoli Stati. Oggi più che mai è necessario ripartire da forme diverse del vivere comune per organizzarsi e immaginare un mondo diverso. Non è certo l’idea di una lista europea che deve abbagliarci, ma la necessità di ripartire dal basso. L’ennesima riproposizione, tardiva, di strutture che legittimano il sistema stesso che si vuole cambiare non servirà a modificare una forma mentis che penetra nelle fibre più profonde di un modo di produzione, di un modo di guardare i problemi collettivi, di una modalità di creare rapporti umani. È su queste dinamiche che bisogna soffermarsi. Organizzarsi e pensare collettivamente, cercando di debellare il virus dell’individualismo di matrice liberale che sradica la persona dal contesto che la circonda, facendo immergere i problemi dei singoli in un’aurea di colpevolizzazione, annullando viceversa il più ampio cosmo circostante, che mette invece in mostra l’interconnessione di problemi comuni. Il diritto alla casa è collegato al diritto al lavoro e, contemporanemente, questi sono indissolubilmente legati al diritto di cittadinanza globale, contro le carceri dei confini. Infine senza una coscienza politica condivisa e senza obiettivi comuni, ogni tentativo frettoloso di aggregazione verticale fallirà. Solo l’orizzontalità e la condivisione comune dei problemi possono riaprire spazi di conflitto.