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OverMeccanica: fabbrica occupata, ma il futuro è nero. Tiene viva la speranza solo la lotta dei lavoratori.

“BENE COMUNE”. È questo lo striscione che i lavoratori e le lavoratrici della ex OverMeccanica hanno appeso fuori dai cancelli della fabbrica. Al termine dell’assemblea di lunedì scorso, infatti, i circa 200 (tra operai, tecnici ed impiegati) hanno deciso di non attendere i tempi della burocrazia e di passare all’azione diretta. Lo stabilimento è stato occupato ed il presidio permanente dei lavoratori ai cancelli non lascia entrare né uscire nessuna merce.

over2Ma partiamo dal principio. La OverMeccanica è una storica azienda veronese, produttrice di macchinari per la cartotecnica. Si tratta, come tra l’altro i lavoratori ci tengono a sottolineare, di una delle pochissime fabbriche rimaste dove si svolge tutta la filiera produttiva: dalla progettazione, alla produzione, all’assemblaggio. Insomma un fiore all’occhiello dell’industria metalmeccanica: manodopera eccellente, impianti all’avanguardia e commesse. Mancano “solo” i soldi per far funzionare tutto. E mancano a causa della gestione a dir poco scellerata dei vari proprietari che si sono succeduti. Grazie alla depenalizzazione del reato di falso in bilancio (operata dal primo Governo Berlusconi ormai più di dieci anni fa) questi sono riusciti a tenere nascosta per anni una voragine (più che un buco) nei bilanci dell’azienda. Quando la reale portata del debito accumulato è saltata fuori, al Gruppo Over non è rimasta altra soluzione che mettere in vendita l’intera struttura al migliore offerente. Il quale, un anno fa, fu individuato nella francese ABK Machinery che affittò l’azienda per un anno con la promessa di acquisto definitivo l’anno successivo. In realtà, a posteriori, è risultato evidente che l’operazione di ABK era puramente speculativa e tendeva esclusivamente a depredare la ditta veronese di macchinari e commesse. Ora che il palco è caduto (ABK infatti non ha i soldi per concludere l’acquisizione) l’affitto d’azienda è stato revocato e tutto è tornato in capo alla OverMeccanica, fallita. Cioè del Curatore Fallimentare nominato dal Tribunale. Il quale sta cercando di battere l’unica strada percorribile: quella di mantenere a Verona la lavorazione della commessa australo-statunitense che garantirebbe lavoro negli impianti per almeno un anno e mezzo (e per la quale, anzi, il personale sarebbe sottodimensionato, a detta degli operai). E qui iniziano gli ostacoli: i committenti denunciano di aver già perso anche troppo tempo e, se la lavorazione della commessa non inizierà entro il 1 giugno, rescinderanno il contratto e si rivolgeranno altrove. ABK, cui sono stati concessi dal Tribunale sessanta giorni di tempo per abbandonare gli stabilimenti, non sembra avere tutta questa fretta. Secondo gli operai del presidio, i francesi stanno volutamente tenendo tutto bloccato per far saltare la commessa da Verona e, chissà, cercare di portarsela in Francia. Quindi hanno deciso di alzare la voce e farsi sentire.

“Vorremmo far capire che noi lavoratori – dice Andrea del Presidio Permanente – non siamo disposti a subire passivamente questo continuo rimpallo di responsabilità. Noi siamo pronti a lavorare, ma dev’essere chiaro che i soldi che entrano devono essere usati prima di ogni altra cosa per pagare i nostri stipendi e i nostri fondi pensionistici, che il proprietario precedente si è intascato. Siamo determinati ad esercitare su ABK il massimo della pressione affinché non ostacoli ulteriormente il proseguimento della trattativa”. Trattativa che proseguirà nelle prossime settimane, almeno finché resterà in piedi questa commessa.

Dopo Officine Ferroviare Veronesi e Abital un altro storico marchio veronese rischia di diventare l’emblema di una crisi che, anche a causa dell’Austerity imposta da Bruxelles, continua a mietere vittime tra gli strati più deboli della popolazione. Ma tra lavoratori, migranti, precari e studenti comincia a diffondersi una certezza: “La soluzione è l’autogestione”.

Redazione

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